Un rifugio di donne per donne: il sangue di Antonella Russo non è stato versato invano
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«In provincia di Avellino gli sportelli antiviolenza sono 28: un numero quanto mai emblematico. La nostra iniziativa è, ad oggi, la prima ed unica del suo genere e nasce dalla volontà di dare una risposta ed una alternativa a tutte quelle donne che non denunciano i maltrattamenti subiti, non avendo un posto dove andare. Alle porte delle case rifugio, infatti, bussano normalmente donne di estrazione sociale medio-bassa che, magari, non hanno un reddito proprio e mancano, quindi, degli strumenti loro necessari a lasciare le proprie abitazioni e trovare sistemazioni alternative». A parlare è Maria Rosaria Famoso, presidente della cooperativa “Demetra”, soggetto attuatore del progetto di Casa sulla Roccia grazie al quale sta per aprire le sue porte all’Irpinia la prima casa rifugio della provincia per donne vittime di violenza, in una struttura messa a disposizione dal Comune di Ospedaletto d’Alpinolo.
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Dall’osservatorio di Maria Rosaria, tuttavia, è come se le ristrettezze sempre più mordenti avessero messo a nudo le debolezze della comunità e fatto cadere ogni velo di falso pudore. «Oggi, invece, ho la sensazione che qualcosa stia cambiando. Nell’avvio di questo progetto, ad esempio, abbiamo ricevuto tante attestazioni di solidarietà ed aiuti concreti. Molte persone ci hanno già dato la propria disponibilità a contribuire in maniera volontaria all’attività della casa per non parlare dell’aiuto materiale che ci è venuto da tanti esercenti, piccoli e grandi, della provincia: da Cioffi che ci ha messo a disposizione materiali per i bambini a Vivere che ci ha offerto il tavolo apparecchiato per la sala pranzo, passando per Progress e Calcestruzzi Irpini, che si sono venuti incontro aiutandoci nella ristrutturazione della casa. Ci è bastato bussare per vedere le porte della generosità e della solidarietà spalancarsi, aperte anche da singoli cittadini come una signora che ci ha offerto la carrozzina ed il passeggino usati per i figli e che sono praticamente nuovi. In Irpinia c’è una sensibilità nuova e, in generale, il mondo del volontariato in Italia fa scuola per la sua capacità di essere presente ed attivo in maniera efficace, riuscendo non di rado a fare prevenzione molto di più di quanto non riescano a fare le stesse istituzioni».
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Una sfida che parte all’ombra di una memoria che è al contempo un’assunzione di responsabilità. «Intitolare la casa rifugio ad Antonella Russo è un segno di vicinanza alla sua famiglia e, in particolare, a sua madre ma, allo stesso tempo, sottolinea quello che è l’obiettivo alla luce del quale nasce questo soggetto: prevenire. Prevenire tragedie come quella che ha visto una giovanissima morire per mano di un uomo e solo perché aveva deciso da che parte stare: quella che di chi si oppone ai soprusi, alla violenza».
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Last modified onLunedì, 13 Febbraio 2017 07:37