Rottamare, riqualificare, rinascere: il respiro delle città
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“Rottamare, riqualificare, rinascere: il respiro delle città”. Questo il tema al centro della tavola rotonda promossa dalla Fondazione Fiorentino Sullo nella bella cornice dell’Unione Regionale delle Camere di Commercio della Campania a Napoli. Una iniziativa che rientra nell’ambito di un percorso molto ambizioso, avviato circa un anno fa a Roma con una prima iniziativa alla Camera dei Deputati, e proseguito senza soluzione di continuità nei mesi a seguire, il cui orizzonte è quello di arrivare, si spera entro la fine di questa estate, alla definizione di una proposta di legge volta ad introdurre nell’ordinamento italiano, finalmente, misure straordinarie per la rottamazione edilizia, per il riequilibrio delle aree urbane e, contestualmente, per il rilancio dell’economia nazionale.
Una proposta di legge che andrebbe a rispondere, dopo decenni di inerzia, ad una necessità ineludibile in un Paese, l’Italia, che proprio sul terreno della rigenerazione urbana ha accumulato un ritardo mostruoso in ragione di un assetto normativo schizofrenico, ostativo, retrivo.
A fare gli onori di casa, nelle vesti di relatore e coordinatore dei lavori, Silvio Sarno, Ceo di Calcestruzzi Irpini e riferimento del gruppo di lavoro che sta lavorando alla proposta di legge. Con lui, relatori di assoluto spessore quali il professore Aldo Loris Rossi, docente universitario; il professore Giuseppe Franco Ferrari, docente di diritto pubblico alla Bocconi; il dottore Achille Colombo Clerici (Assoedilizia); il notaio Andrea Mosca (consiglio del notariato); l’architetto Diego Zoppi; il dott. Sergio Crippa, presidente Federbeton; il dott. Gianni Lettieri, presidente Meridie investimenti.
Ed è proprio nella relazione di Silvio Sarno, che ha definito la cornice di un confronto ovviamente di merito, dunque alimentatosi di tesi ed analisi intrise di tecnicismi, che va ricercata la portata rivoluzionaria del progetto messo in campo dalla Fondazione Sullo: «Sono oltre 7 milioni gli edifici localizzati in zone a rischio sismico e idrogeologico, dove vivono circa 30 milioni di cittadini, in abitazioni realizzate prima degli anni ’70 e, quindi, prima del varo della prima normativa antisismica. Le condizioni di manutenzione e di conservazione sono pressoché scadenti per oltre il 20% di essi ed occorre sottolineare che nel computo non rientrano gli edifici storici realizzati prima del 1945. Edifici, ovviamente, in larga parte energivori, che assorbono circa il 35% dell’energia consumata in Italia, con uno spreco di oltre 20 miliardi di euro. Probabilmente – ha chiosato Sarno - agli occhi dei più solo questo dato basterebbe a chiarire quale sia l’urgenza di un grande piano nazionale per la rottamazione post bellica priva di qualità, per il riequilibrio delle aree urbane, e perché no, per un contributo importante al rilancio economico del Paese».
Ma quello che serve è una proposta di legge in grado di offrire soluzioni vere, percorribili, concretamente realizzabili e funzionali a garantire l’interesse collettivo, quello di tutti e non quello di pochi: «Occorre un piano realmente servibile, che offra strumenti concreti, che non finisca, come spesso è accaduto, con il risolversi in una ipotesi puramente accademica più che in una concreta opportunità. La burocrazia di certo non ci aiuta come non ci aiutano le tante incapacità e inefficienze diffuse ai vari livelli. I tempi della burocrazia, in particolare nel settore edilizio, sono noti ai più, come è nota l’incapacità a integrare soluzioni possibili. Penso ai tanti progetti monchi che si sono dimostrati incapaci di coniugare concetti quali accessibilità, assenza di barriere architettoniche, servizi al cittadino, verde urbano e filiera dell’assistenza. Quella a cui stiamo lavorando è una proposta di legge che non si limiti alla individuazione di misure urgenti e straordinarie, pur necessarie, per un settore in crisi profonda da oramai un decennio. Bensì, una proposta strutturale, volta all’affermazione del principio per cui un’economia sana si alimenta anche e soprattutto di processi e cicli virtuosi. Un percorso totalmente calato nello spirito sulliano, caratterizzato senza dubbio da una ostinata vocazione alla concretezza delle soluzioni. Concretezza che si fonda sulla conoscenza dei problemi, sull’analisi delle ragioni che li hanno determinati, sul perseguimento di un obiettivo funzionale al progresso e alla tutela di un interesse collettivo. È con questo approccio che nel corso di questi mesi si è lavorato, con questo approccio siamo arrivati a definire una prima bozza della proposta (poi illustrata nel corso della tavola rotonda), con questo approccio continueremo a lavorare».
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